Lo scrittore napoletano Lorenzo Marone ha presentato il suo romanzo “ Le madri non dormono mai”, partecipando alla seconda giornata del salone del libro nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.
Nel libro, Marone prende in esame ed analizza una realtà poco raccontata: quella di bambini innocenti che vivono nelle carceri, chiamate Icam, assieme alle loro madri fino all’età di circa 9 anni, quando vengono rispediti nei loro quartieri di provenienza, abbandonati, molto spesso, a situazioni martoriate e disagiate, con destini già segnati, dai quali soltanto per un incontro o un caso fortuito riescono a salvarsi.
L’autore ha spiegato che questo è un fenomeno presente solo in Italia; difatti, a differenza dei suoi precedenti romanzi, quest’ultimo non ha avuto successo all’estero. Nella penisola Italiana ci sono in tutto 30 bambini soggetti a questo tipo di vita e 5 istituti che li ospitano. In particolare, dalla visita presso il carcere di Lauro, in Campania, è scaturita l’ispirazione per la vicenda.
“ Questi tipi di strutture sono dei mini appartamenti con porte blindate, sbarre alle finestre e poliziotti in borghese” spiega l’autore, “ dove però i bambini, una volta entrati, trovano lo Stato, ossia una rete di protezione, costituita da esperti che li supportano”. Marone si chiede perché queste persone debbano arrivare in carcere per avere tale supporto, nonostante queste situazioni siano ben note allo Stato.
Aggiunge che il libro non tratta solo della vita carceraria, ma ricostruisce la vicenda attraverso i punti di vista dei vari personaggi, indagando l’individuo nella sua essenza e studiandone le scelte che fa per liberarsi da prigioni allegoriche, come un matrimonio infelice o una situazione economica precaria.
Il titolo dell’opera è una metafora sulla maternità: è inevitabile, quando si è genitori, vivere con “un sasso sul petto”, un senso di responsabilità, che riempie di preoccupazioni costantemente, come si legge nel racconto.
”Non c’è strumento più importante della scrittura per conoscere se stessi, poiché mettiamo penna su carta le nostre emozioni”.
Claudia Damiano