Ven. Ott 11th, 2024

Alziamo il “Sipario” sulla Scuola


Non poteva che scegliere questo emblematico titolo la rivista mensile di teatro più antica e prestigiosa del paese,
fondata nel 1946, diretta dall’editore Bompiani fino agli anni ’70 ed oggi edita da
Mario Mattia Giorgetti, regista ed attore talentuoso, nel recente passato anche
docente presso l’Istituto del Dramma Antico di Siracusa.
La testata, particolarmente sensibile alla promozione della drammaturgia
contemporanea, bandisce ogni anno un concorso nazionale per autori esordienti o
poco noti. Diversi i premi assegnati, di cui uno intitolato a Carlo Terron, attribuito dalla
Fondazione che porta il suo nome, di concerto con la rivista. Tre le sezioni previste
per ogni riconoscimento: “monologo”, “dialogo” ed “opera a tre o più personaggi”.
Proprio in quest’ultima categoria si colloca il lavoro “La vita in-finita”, in quattro atti,
composto da Marcella Raiola, insegnante di Lettere Classiche del liceo Q. Orazio Flacco di
Portici, che ha meritato il premio “Centro Attori Italiano”, accolto con grande
soddisfazione dall’autrice.
La cerimonia di premiazione si svolgerà nel pomeriggio del 5 giugno a Milano, presso
il dehors del teatro Franco Parenti, e potrà essere seguita in streaming sulla pagina
Facebook della rivista (https://www.facebook. com/sipario). È stata annunciata la presenza di noti personaggi dello spettacolo e della musica.
L’evento segnerà anche la sospirata ripresa delle attività e delle iniziative interrotte
dalla pandemia; assumerà, dunque, un valore altamente simbolico e sarà vissuto
come una sorta di “Festa del teatro”, che torna ad incantare, ad additare verità
scomode e a “purificare” dalle passioni dopo l’emergenza Covid-19, particolarmente
penalizzante per il settore.
Il testo di Marcella Raiola descrive le dinamiche e denuncia le conseguenze della
precarizzazione del lavoro intellettuale, fenomeno diffuso negli ultimi decenni.
Dal testo “La vita in-finita”, articolato in quadri che provano ad
illustrare le aspirazioni, le frustrazioni, le coercizioni e le dolorose rinunce di una
supplente alle prese con i pregiudizi e con lo svilimento del suo ruolo sociale, emerge
il bisogno di riappropriarsi del senso più autentico del “fare scuola” in una cornice di
libertà, intimamente e costituzionalmente connessa alla responsabilità e alla dignità
del magistero degli insegnanti. La più fervida speranza della prof.ssa, che porterà sul palco di Milano l’orgoglio
dell’appartenenza alla comunità del “Flacco”, è che sulla sua pièce, che sarà
verosimilmente pubblicata sul prossimo numero della rivista, si possa alzare quanto
prima il vero sipario di un’emozionante rappresentazione.

Redazione

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