Sab. Lug 27th, 2024

Libri, “Tolma, il coraggio di uccidere”: la prima opera letteraria scritta da uno studente del Flacco

Margot Festa, studente del Liceo Orazio Flacco, sotto lo pseudonimo di Margot Athen ha pubblicato il suo primo libro: Tolma, il coraggio di uccidere

di Chiara Chirico

 

Ho sempre scritto per necessità, senza domandarmi la realtà del mio talento o la volontà di diventare qualcuno di importante. Ma questo, si, questo dovevate saperlo.

 

L’ autore ha solo sedici anni ed ha dimostrato tutto il suo talento nella sua prima effettiva pubblicazione con l’editore Vocali a Portici.

Apparenza, realtà ed un uso consapevole della storia si fondono all’interno di questa storia che vede come protagonista Edith Taylor. Una persona per la quale il destino ha scritto una storia completamente diversa da quella che ci si poteva aspettare.

Una storia intrecciata di adolescenti che, come tutti gli adolescenti, non hanno idea di cosa si cela nel mistero del futuro.

Con la presenza di Gino Oliviero, relatore ufficiale e la compagnia di Maria Cristina Orga, il libro ha avuto la sua primissima presentazione come thriller fantasy o, come preferisce chiamarlo Margot, horror teologico. Il libro è “sofisticato”, dal punto di vista sia narrativo che di stesura in sé e per sé.

Margot riesce seriamente a dimostrare come dare la parola ai giovani alle volte può portare a cose, positivamente, più grandi di loro. L’editore Vocali punta proprio a questo, a far emergere i giovani ed a creare quel binomio speciale che nasce quando i ragazzi si avvicinano all’arte.  Aver vissuto poco ogni tanto permette la possibilità di poter guardare più in là, più lontano.

Maria Cristina e Margot si sono incontrati per la prima volta nel 2020, prima del disastro che ha provocato la pandemia. Proprio all’interno della libreria e casa editrice dove al tempo si teneva infatti un corso di scrittura creativa. Dopo il lockdown, si sono persi di vista. Due anni dopo, Margot si è presentato con un manoscritto e l’ha lasciato alla cassa. “La sua storia che era un mazzo di fogli stampati in una busta è questo bellissimo libro”

Maria Cristina in quel manoscritto ha visto qualcosa e ci ha permesso di farlo vedere anche a noi. È stato un progetto lungo, finalmente portato alla luce. Una sorta di scintilla che ha fatto nascere un grande fuoco

La donna definisce il libro come “una terra che gira e noi giriamo intorno, guardiamo tutto ciò che c’è dentro” facendo diventare il libro stesso “una vertigine”. È il tipo di libro che non si capisce con una sola lettura. È un intreccio, va ricollegato in questo modo.

 

Margot ha risposto ad alcune domande sulla sua esperienza e sulla sua opera.

Innanzitutto, partiamo dal titolo. Da cosa nasce Tolma ?

“Tolma non ha un significato direttamente traducibile. Questa parola significa proprio il coraggio, ma quello che si usa in guerra. Non so se serve il coraggio in guerra, forse non sempre. Tolma alla fine è ciò che non è”.

A chi lo dedichi e perchè?

“A mia sorella e come ho scritto non c’è niente di mio senza essere qualcosa anche di suo. L’altra dedica è per una persona che è stata molto importante, e non c’è più”.

Quanto ti sei emozionato durante questo libro?

“L’ho scritto due volte, quando pensavo che fosse un solito libro che scrivevo per me e non pensavo che sarebbe diventato un vero libro. Ci sono state alcune parti dove ho pianto tanto, ma la seconda volta no”.

I tuoi personaggi ti hanno mai  perseguitato?

“Io l’ho scritto scappando dai personaggi di un altro libro che stavo scrivendo in realtà. Mia sorella lo definisce il “gemello cattivo”.

E quest’altro libro, arriverà?

“Penso e vorrei che fosse pubblicato ma tempo al tempo, senza avere ansia per dopo”.

Cosa ti ha portato a voler scrivere un libro?

“Essenzialmente, il bisogno di scrivere”.

Mano a mano che lo scrivevi, questo libro è stato una risposta o un’altra domanda?

“Non penso che uno scrittore possa scrivere qualcosa che non è suo. Più si va avanti più si trovano altre domande, la risposta può essere anche una domanda. No?”

Cosa ti ha ispirato?

“Tutto tutto, la mia vita in primo piano. La mia quotidianità e forse anche il mio dolore”.

C’è un personaggio, non necessariamente il protagonista, a cui tu attribuisci un valore diverso rispetto a quello apparente?

“Beh uno dei personaggi più interessanti è senza dubbio William, che io definisco un” incarceratore incarcerato”. Non è uno spoiler giuro!  Lui è  un completo paradosso. È amato nell’esatta misura in cui non vuole amarsi. L’odio che i personaggi provano per William non è odio. Lo odiano perché poi potrebbe fare male loro, lo odiano perché rischiano di cadere nell’ossessione. È amato da un personaggio nel libro che lui non ama. Rappresenta la libertà che egli ha negato ai personaggi e l’unico regalo che può fare è far sapere a tutti loro che non moriranno per nessun altra mano se non la propria. Sono tutti costretti a suicidarsi. Ma questo non è il finale”.

Sempre per quanto riguarda i protagonisti, c’è qualcosa di te in loro?

“I miei personaggi sono un po’ come gli dei dell’Olimpo. Ogni dio è essenzialmente una caratteristica degli umani, quindi ogni mio personaggio è l’amplificazione al massimo di qualcosa di un mio particolare. Di certo non c’è Margot al 100% in ognuno di loro. Ad esempio in Ed (Edith Taylor) c’è il 99%, in Freya il 70%, in William il 50%…

Il protagonista nemmeno non sa come fare ad odiarlo, io non sono solo il protagonista io sono tutti i personaggi. Sono anche William Ross, di meno, lui lo condivido ma sono tutti i personaggi.

Quell’altra percentuale è l’idea che io di un altro, come vedo un altro. È comunque mio”.

Tutti i personaggi sembrano imprigionati in loro stessi, si può dire che siano tutti sia vittime che carnefici allo stesso tempo?

“Dipende da chi racconta la storia, il cattivo dipende da chi la narra. Qui nessuno racconta la storia, Ed il protagonista non giudica e non vuole giudicare. Preferisce interessarsi alla vita degli altri più che pensare alla propria. Odio i libri in cui si parla solo del protagonista, dove il protagonista è il fulcro di vita anche degli altri personaggi e quindi volevo che ci fosse un libro dove il protagonista c’è per dare in modo di capire gli altri.

Aiutano loro stessi uccidendosi in fin dei conti”.

La scelta di scrivere gran parte del libro in prima persona da cosa nasce?

“Perché Ed doveva avere spazio per parlare, non potevo rinchiuderlo in un perimetro e non poteva avere filtri, doveva urlare qualcosa che il mondo non è ancora pronto per sapere, ovvero che le persone trans si odiano e sono i primi ad odiarsi. L’odio verso di loro è superfluo, stupido e anzi dovrebbe essere incentivato l’amore ed anche l’aiuto. Vivere in un corpo che non ti appartiene, che ti sta stretti è una delle cose più difficili che una persona possa mai affrontare nella vita. E se una persona discrimina una persona che sta in difficoltà con se stesso è solo stupido e molto cattivo, ed ignorante”.

Per te qual è la cosa più complicata al mondo?

“Oh beh, forse proprio esistere”.

E per Ed invece?

“Per Ed penso doversi confrontare con gli altri, dover spiegare loro come ci si sente. Si, si è questa”

A mio parere, da lettrice, questo libro nasconde nel fantasy tanta realtà, che puoi dirci su questo?

“Diciamo che il libro è ambientato nella Londra del 2008 e chi leggerà il libro sa che non è proprio Londra, chi la vede non è una persona che si trova li. Diciamo che il mondo fantasy, questa specie di mondo fantasy, è solamente un mondo che si basa sul nostro per poi essere qualcos’altro e basandosi sul nostro effettivamente ha molto del nostro e ci fa capire cosa non va nel nostro”.

Come ti senti a vedere una tua creazione essere finalmente pubblicata?

“Penso che sia la cosa più bella che possa capitare a qualcuno. Non ho mai detto ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta avendo paura che qualcosa sfuggisse dalle mani e non ci fossi riuscito. Però ora dopo la presentazione del mio libro posso dire di averne pubblicato uno. Ce l’ho fatta”.

 

Avere “orecchio per la bellezza” stabilisce il vero talento dell’autore che ha preferito usare uno pseudonimo per la pubblicazione. Margot Athen diventa quindi un nomen omen. Atena per i Greci era la dea della perfezione, della giustizia e della saggezza. Nata dalla testa di Zeus era l’ambizione massima, la perfezione a cui si deve tendere. E lui, ci è riuscito.

Il coraggio ed il talento, si uniscono in questa magnifica opera, che è stata addirittura scelto per il Salone del Libro di Napoli, che avrà luogo Venerdì 14 Giugno alle ore 12:00 alla Stazione Marittima.

Il libro è acquistabile in tutte le librerie anche online.

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