In visione su Netflix/ recensione
Cosa si può fare alle soglie dei 50 anni se si hanno due ex mariti, un figlio intrattabile, poche possibilità di carriera e un cane come unico affetto stabile, e non si fa che sguazzare nelle proprie insicurezze senza riuscire nemmeno a prendere la patente?
Se si ha abbastanza coraggio – e mezzi… – si va in analisi e si prova a raccattare quel poco che sembra esistere nella propria vita, per capirci di più.
Questo è quel che tenta di fare – nei panni di Flavia – una tenerissima e imbranata Laura Morante, regista e protagonista di Assolo – diverse candidature ai David di Donatello – che ripropone con la consueta straordinaria sensibilità un personaggio femminile fragile e inconcludente. La circondano amiche ugualmente problematiche e contraddittorie, furiose ma affezionate, con cui condivide momenti di vita importanti con umanità ed empatia.
Ma lo sguardo intelligente dell’analista (Piera degli Esposti) non le dà tregua, rovesciando ipotesi e prospettive e lasciandole continuamente intravedere una possibilità diversa di lettura della realtà, nella paziente attesa che la testa di Medusa si riveli, attraverso il suo specchio, una semplice, umanissima , pettinatura disordinata.
La bellissima fotografia contribuisce a consolidare il tono lieve ma raccolto della narrazione. Particolarmente indovinato il commento musicale, che si avvale della firma di Nicola Piovani; adeguato il cast, col cameo di Marco Giallini nei panni di un collega che, tra una pastasciutta e l’altra, la incoraggia a valorizzarsi.
Un film discreto, ben fatto, che strizza l’occhio alla cinematografia francese più che italiana e suggerisce più di uno spunto di riflessione sulla condizione umana in generale e della donna attuale in particolare.
Francesca Gambardella