Sab. Lug 27th, 2024

Danilo Maglio: la forza di vivere poeticamente

Durante il Salone del libro, organizzato nei giorni 13,14 e 15 del mese di maggio dal Liceo Quinto Orazio Flacco in collaborazione con il Comune di Portici, ha partecipato alla manifestazione Danilo Maglio, ex allievo del liceo porticese, presentando alcuni suoi testi insieme alla professoressa Cirillo. Laureato in storia del teatro all’università di Firenze, Danilo si occupa di teatro e poesia visiva. In particolare, è proprio con la poesia che ha iniziato la sua carriera letteraria, quando a soli diciassette anni, ancora liceale, ha pubblicato il suo primo libro “Ali bruciate”, una raccolta di poesie che ha spiegato essere stata scritta da un ragazzino che aveva voglia di gridare al mondo ciò che sentiva, e di dimostrare che sarebbe riuscito ad emergere e far sentire la sua voce. Ma questo bel ragazzo, alto bruno, dalla lunga chioma, ormai cresciuto è effettivamente riuscito a comunicare qualcosa? La sua risposta è stata:

Sinceramente non ne sarò mai sicuro. Non so mai cosa arriva veramente al pubblico quando leggo ed espongo un mio lavoro. Anche nella vita privata, è difficile comunicare realmente qualcosa, vivendo in una società che si rifiuta categoricamente di ascoltare, non importa da chi o da dove provenga la voce.”

Se fossimo ciechi, suggerisce Danilo, saremmo costretti ad imparare ad ascoltare, toccare, e sentire veramente ciò che ci sta attorno.”

Ed è proprio in questo che lui si distingue dai suoi coetanei: semplicemente ascolta, sente, tocca, sperimenta. Si potrebbe definire un “Vivere poeticamente”, ma questo modo di prendere la vita, a detta sua, è una lama a doppio taglio e può non essere facile. Si coglie perennemente la profondità delle cose e degli stati d’animo altrui, e si è estremamente empatici. La poesia stessa, per Danilo, è empatica e fa soffrire, ma è una sofferenza che rende completi, vivi.

Il foglio è uno spazio non solo su cui scrivere qualcosa, ma su cui essere qualcosa”.

Questo è ciò che sostiene ispirandosi al poeta francese Stephane Mallarmè, e ciò che costituisce la base dei suoi lavori. Nella poesia visiva non è necessario il senso che assumono le parole ma il loro suono e lo spazio che occupano nel foglio, dove si assapora il piacere della tecnica. L’autore ha mostrato un lavoro dove ha usato il metodo delle “isole visive”. Si tratta di veri e propri gruppi di lettere, che si scontrano, si avvicinano e uniscono, proprio come le persone nella vita quotidiana. I versi possono essere letti in orizzontale o in verticale, lasciando libera interpretazione in uno stesso spazio che diventa infinito e crea infinite sensazioni, generando vere e proprie immagini che ci fanno vivere scorci di vita.  

Claudia Damiano, Mariasole Peluso

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