La scrittrice si è spenta due giorni fa, all’età di settantacinque anni.
Pochi giorni fa, il nostro paese ha perso una voce straordinaria: Patrizia Cavalli si è spenta nella camera dell’ospedale di Roma dove era ricoverata. La sua poesia, invece, non si spegnerà mai.
L”autrice, nata a Todi, in provincia di Perugia, nel 1947, vive a Roma per la maggior parte della sua esistenza. Nella capitale ha l’occasione di conoscere, negli anni “70, Elsa Morante: quell’incontro le avrebbe cambiato la vita. Forte della stima che la già nota scrittrice espresse nei confronti del suo talento poetico e letterario, la Cavalli inizia un percorso che presto l’avrebbe portata a importanti riconoscimenti. Poetessa, soprattutto, ma anche traduttrice e autrice di numerosi e celebri prose, Patrizia Cavalli viene letta, tradotta e apprezzata in numerosi paesi europei e negli Stati Uniti. Con il blog “Le parole e le cose”, Comete sceglie di ricordarla attraverso le parole che Gianluigi Simonetti le dedica nella recensione al suo ultima raccolta di versi “Vita meravigliosa”: la sua poesia offre un’alta testimonianza di strategia retorica, “L’altra faccia della tautologia («le stelle se ne stanno dove sono») è come si vede l’inversione («ma io non vedo quello che tu vedi»). […]. Ed è per la retorica quel che è per la psicologia: dietro la semplicità c’è la complessità, perfino la tortuosità delle nostre relazioni. Da qui l’opposizione permanente che vige tra l’io e il tu, tra amore e gelosia, tra narcisismo e disprezzo di sé. Da qui la dialettica tra luce e buio, cielo e terra, desiderio e castità («io casta e dissoluta»); il controcanto di illusione e sconforto («la mia disperazione è la speranza»), l’alternarsi di festosità e malinconia (“Festeggiamo la vita/ consoliamo la morte/ o magari il contrario/ finché viviamo»). ”
Valerio Caliendo